Stephen Hawking ci ha lascito. Rimane il suo messaggio per chi soffre di depressione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un omaggio e un saluto ad un grande scienziato che prima ancora fu un grande UOMO ed un   esempio di umanità.

Quando Stephen Hawking tenne una conferenza all’accademia scientifica Royal Society molti si meravigliarono quando scoprirono che, invece di parlare dei misteri del Big Bang, della luce o dello spazio, Hawking decise di parlare dei misteri dell’essere umano e in particolare delle persone colpite da depressione e da altri problemi emotivi!

“Non importa quanto possa sembrare difficile la vita perché puoi perdere tutte le speranze se non riesci a ridere di te stesso e della vita in generale”.

Il valore del messaggio dello scienziato è reso enorme e profondo non solo dalla portata intellettuale di Hawking, una delle menti più brillanti del nostro secolo, ma soprattutto dalla sua vita irta di difficoltà, gravata da limiti fisici abnormi, ma vissuta con caparbia tenacia.

Hawking ha continuato a lottare ogni singolo giorno per realizzare i suoi obiettivi e i suoi sogni: a 21 anni gli è stata diagnosticata la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), una malattia degenerativa di tipo neuromuscolare. Stava quasi per sposarsi e i medici gli avevano dato solo 2 o 3 anni di vita. Tuttavia, contro ogni pronostico, Stephen Hawking ha vissuto fino a 76 anni, lottando per avere una vita felice e produttiva. Ha ricevuto 24 premi e riconoscimenti per il suo lavoro di scienziato, tra cui la medaglia Albert Einstein e il premio spagnolo Principe delle Asturie: i suoi contributi principali solo legati alla concettualizzazione e descrizione dei buchi neri.

Molte le motivazioni per cui Stephen Hawking può permettersi di parlare apertamente della tristezza. Nella conferenza si è rivolto alle persone sofferenti di depressione facendo un paragone con la fisica: “Il messaggio di questa conferenza è che i buchi neri non sono così neri come li dipingono. Non sono prigioni eterne, come si pensava un tempo. Le cose possono uscire da entrambi i lati di un buco nero e possibilmente anche verso un altro universo. Allora se vi sentite come se foste in un buco nero, non arrendetevi: c’è una via d’uscita”. Aggiungendo che chi soffredovrebbe avere il diritto di togliersi la vita se è questo che vuole, ma sarebbe un grosso errore. Per quanto la vita ci possa sembrare crudele, si può sempre fare qualcosa e riuscire nell’intento. Finché c’è vita, c’è speranza”. Parole che appaiono come un chiaro invito alla speranza, sollecitano a non arrendersi ricordando che una via d’uscita c’è sempre. Anche se ben nascosta: mai smettere di cercare!  

La figlia Lucy dice di lui: “Ha un desiderio invidiabile di andare avanti. Ha la capacità di convogliare tutte le sue energie fisiche e mentali verso l’obiettivo che vuole raggiungere. E non lo fa per mero spirito di sopravvivenza, ma per continuare a trascendere queste energie in una mole di lavoro straordinaria che sia prima di tutto fonte d’ispirazione per persone che soffrono di malattie, neurodegenerative e non solo”.